Avuto accesso nel '76 all'Istituto di Orientalistica di una prestigiosa università, con un'autorevole cattedra per poter promuovere i propri ideali, pur antitetici a quelli della cattedratica, Lucia, la protagonista trasforma il lavoro in motivo di vita. Come da copione, fin da principio, la dirigente le dà fiducia e vicinanza ma anche le pone vincoli, controlli, esclusioni e ricatti. Ciononostante, non era affatto scontato che la sua capa la mettesse in condizione d'essere associata a veri e propri atti criminali. Come, a riscatto pagato, far sì che Lucia si trovasse accanto a un sequestrato appena liberato dai suoi carcerieri che erano pure dei terroristi. Oppure in prossimità dell'omicidio di un funzionario del Ministero dell'Interno che spiava gli spostamenti del Presidente del consiglio. Vivendo apparentemente eventi molto lontani dalla realtà "normale", temendo di restarne vittima, ma amando spassionatamente il suo lavoro, Lucia decide di fronteggiarli. S'accorge allora del ruolo di facciata della direttrice, in realtà al vertice di una "quinta colonna" che con traffici e terrore condiziona il paese. Lucia reagisce ai drammi ma altre circostanze avverse si aggiungono.
Avvenimenti che durante sedici anni giocano un ruolo di un'unica crisi il cui epilogo viene annunciato per telefono a Lucia nella notte del primo febbraio '93. Lottano coi sicari, affiliati e interlocutori istituzionali della "quinta colonna", una ragazza originaria del Punjab cui i trafficanti hanno rapito la sorella maggiore, un venditore di Narbona nato a BerBer, un'addestratrice di Greyhound di Uribia, il mago Salamis e Lucia.
La Guerra fredda, l'uccisione di Moro, la nascita dello SME, la tangente ENI-Petronim, l'arresto di Sindona, le stragi dell'Italicus, dell'Itavia e dello snodo centrale della linea ferroviaria dell'Italia, gli idrocarburi dell'Urengoj, Enimont, Maastricht, Mani pulite, l'uccisione di Falcone, la svalutazione della lira, le bombe prima e dopo i Georgofili e altri fatti simili che dal '76 arrivano al '93, costituiscono la trama del romanzo.
Da Ankara alla Siria, dalla Moldavia a Perpignan, dalla Kalsa di Palermo alla piccola Versailles che si erge nel piatto Parco delle Groane, il racconto zigzaga tra queste località accedendo alle stanze segrete della più grande e importante università italiana di quel momento, nonché a quelle cui conducono la Scala Sancta della città del Vaticano, il palazzo dei Marescialli e dell'Istruzione.
Diciassette anni dopo il suo ingresso in Istituto, alle prese con sé stessa e la sua esistenza che l'ha condotta dove non avrebbe voluto, Lucia si sente simile a una marionetta che è preda degli invisibili fili delle circostanze. Radunati i propri ricordi, considerato che non ha ottenuto quello che in realtà desiderava, s'interroga sulle disavventure cui si è imbattuta. Apparentemente sorprendenti, in realtà la sua vicenda come quelle cui ha assistito le pare ora riflettano una smisurata normalità. Assistito ai coetanei inneggiare alla rivoluzione e subito dopo annodarsi la cravatta attorno al colletto bianco, anche chi ha pensato fosse meglio spassarsela in fin dei conti riesce unicamente a rimescolare le carte dello stesso incessante gioco.
Più del thriller o del dramma d'azione o dell'epopea, o della storia politico-spionistica, Armena Tode è soprattutto una storia che, afferrate, capovolte e scrollate, lascia che le vicende dei protagonisti disegnino una cartografia antica del mondo nella quale troneggiano "due torri una col tetto a cupola, l'altra a punta dei padroni della Casa comune di idee e forme su misura che di volta in volta decidono chi immolare per il bene di tutti".