Era l'ora del liceo

Un giovane, nato a Torcy nella regione parigina, si chiama Eugène, i suoi genitori sono operai.

Lui è un po' riservato, uscito dalla pubertà, si apre agli altri, la donna libera i giovani solitari rinchiusi nella camicia di forza delle cose non dette. Non c'è dubbio che questa timidezza nascondesse un malessere. Non ha problemi comportamentali, a meno che non consideri la timidezza come tale.

Segue un gruppo uscito dal liceo, Pauline è lì, è così bella che infesta le sue notti. Quel giorno lei forma la sua bussola, lui la segue guardando solo lei. È innamorato della sua anatomia. Non le ha mai parlato.

Con il passare dei giorni finì per entrare in questo gruppo, l'oggetto dei suoi desideri divenne abbordabile. E' un gruppo di giovani molto carino.

Provengono da contesti sociali molto diversi, è una band che si è formata in mezzo al cortile di un liceo privato. Nel gruppo, solo una ragazza, gli altri ragazzi, l'adolescenza, anche la fine, è il tempo dell'amore, ma anche quello delle sciocchezze e dei 400 colpi. La follia che non si controlla. Non sono più adolescenti, senza essere giovani adulti. Navigano tra due acque, facendo slalom tra delinquenza e studi studiosi.

Manca la potestà genitoriale, i genitori non esercitano più le loro funzioni educative, davanti ai loro occhi tutto diventa possibile. Non notare un cambiamento nel comportamento può essere un segno di cecità.

Eugene è un sognatore, si ritrova imbarcato in un'avventura pericolosa, perché aveva una cotta per una ragazza. Dalle sciocchezze degli scolaretti, commettono reati sempre più gravi. È esaltante infrangere la legge.

Non voleva davvero andare oltre ciò che gli era consentito, la presenza di Pauline distruggeva la sua capacità di giudizio. I suoi amici desiderano un comportamento illecito.

La mancata reazione del loro immediato entourage deriva in parte dal fatto che gli atti criminali non sono atti di violenza come l'accoltellamento o l'uso di armi giocattolo. Non sono accusati di violenza aggravata o violenza sessuale. Non è visibile, la vittima non soffre. Non si può creare alcun movimento di empatia, non proviamo pietà per la vittima.

Questo libro racconta due destini che si scontreranno senza incontrarsi. Una persona assume pienamente la delinquenza, l'altra vede solo battute da scolaretto. 18 anni è l'età stupida secondo alcuni, lo dicevamo qualche anno fa.
Seguiamo il viaggio del figlio di un pubblico ministero, quest'ultimo si dimostra molto attaccato ai principi giuridici, il figlio pensa solo ad riuscirci senza stancarsi. Suo padre interviene spesso per tamponare le brecce. Sale la scala con l'appoggio di suo padre, oltre a commettere crimini, ingannando tutti, è inattivo. Vuole il potere.

Questo comportamento atipico non genera una reazione da parte del padre, anzi, li nasconde, lui agisce in vista della giustizia senza mai rendersene conto.

Con l'aiuto di suo padre, entra a Dauphine, la facoltà perché è la festa, il godimento della vita, il denaro che bruciamo. Questa gioventù non ha limiti, né tutele. I divieti non esistono più, tutto è possibile.

In questo momento è nato Eugene.

Per caso incontrano il figlio del magistrato divenuto politico e notabile parigino. Le traiettorie si scontrano, è uno scontro. Un incontro che non sarebbe mai dovuto avvenire. Lo shock è frontale.