Questo libro è la versione integrale della tesi con cui l'autrice si è laureata in Archeologia nel 2011. Nonostante il tempo trascorso, l'argomento resta attuale e quanto più interessante in questo momento di generale riscoperta del passato archeologico e delle religioni del mondo antico. Il tema dei santuari oracolari è esaminato e trattato da un punto di vista geoarcheologico e geomitologico.
La geoarcheologia utilizza metodi propri delle scienze della terra (geologia, geomorfologia, etc.) per applicarli allo studio archeologico. Ha un approccio di tipo ambientale che mira ad indagare il sito in un contesto più ampio, nel comprensorio naturale in cui esso è inserito, ricostruendo tutti gli aspetti del territorio nel periodo storico di riferimento.
Nei santuari di tipo oracolare si riscontra, in genere, in maniera ancor più evidente la stretta connessione tra struttura cultuale e caratteristiche fisico-geologiche del territorio circostante. L'obiettivo è quello di comprendere in che misura le caratteristiche topografiche e geologiche abbiano favorito o influenzato la scelta stessa del sito. La domanda di fondo, semplice e quasi ingenua all'apparenza, è la seguente: perché proprio quel posto anziché un qualsiasi altro luogo?
Partendo da questi presupposti e da questa curiosità di fondo, si è deciso di restringere il campo dell'indagine ad alcuni santuari del mondo greco. Dopo un necessario capitolo dedicato alla metodologia e alle fonti utilizzate, il volume prosegue con tre esempi messi a confronto fra loro.
Il primo capitolo è dedicato ad uno dei siti più celebri: il santuario di Delfi, dedicato al dio Apollo e considerato già dagli antichi "ombelico del mondo". L'indagine qui è indirizzata soprattutto al ruolo della "pizia", la sacerdotessa incaricata di ricevere i vaticini attraverso una prassi oracolare che qui viene indagata dal punto di vista scientifico.
Il secondo capitolo è dedicato ad un sito meno noto, ma ugualmente affascinante: il Nekromanteion sul fiume Acheronte, presso Ephyra. Qui il pellegrino viveva un'esperienza fuori dal comune, accolto nel santuario e messo nella condizione di ricevere l'oracolo direttamente dai morti. Il fedele veniva infatti sottoposto ad una rigida procedura rituale, che comprendeva anche una ferrea dieta e l'uso di droghe e sostanze psicotrope utilizzate per alterare i sensi e favorire il contatto con l'Oltretomba.
Nel terzo ed ultimo capitolo ci si sposta dalla Grecia "continentale" per approdare in territorio coloniale, ovvero in Cirenaica (Libia). Qui la scelta dei siti da prendere in esame è stata ancor più difficoltosa, dato l'elevato numero di santuari mantici scoperti nel corso delle fruttuose missioni archeologiche effettuate prima dello scoppio della guerra. La scelta è quindi ricaduta su tre siti: la Grotta oracolare di Apollo, i due santuari rupestri di Ain Hofra e quello, sempre rupestre, di Budrash/Budrag. Qui in particolare si prende in esame il culto presso ambienti ipogei e rupestri, il sincretismo fra pantheon greco e libico ed alcune tecniche divinatorie come l'ornitomanzia (osservazione del volo degli uccelli).