Verità nascoste

Quante volte, confrontandomi con persone di una generazione diversa dalla mia, nel dialogare o nel compiere azioni quotidiane tra le più semplici, mi ritrovavo a riflettere sul senso di una frase, sul motivo di un gesto, sul perché di un comportamento... La distanza generazionale che porta spesso all'incomprensione, in particolare tra genitori e figli, è sovente incolmabile. In quest'opera, l'autrice crea un ponte sul quale il lettore passeggia mentre scorre le pagine di vita di tre generazioni in conflitto tra loro. Nessuno dei personaggi, compierà azioni cruente o prenderà decisioni forti, per il semplice gusto di farlo.Ognuno di loro sarà mosso da spinte diverse, fortemente orientate dal peso di contesti, ruoli ed estrazioni sociali differenti. Come alla fine di ogni viaggio, chi avrà attraversato quel ponte, raggiungendone il lato opposto, sarà arricchito di una nuova consapevolezza, un nuovo modo di percepire l'altro a lui prossimo. Descrizione opera a cura del redattore. Breve estratto dell'opera tratto dal capitolo "Tre lunghi anni" "Friiiiiin"... Ancora quel cicalino... L'infermiera era lì, come ormai ogni giorno, tre volte al dì, presente a ogni pasto, restava a osservarmi in attesa che prendessi i farmaci.≪Dove mi trovo?≫ le chiesi con la bocca impastata, riuscendo a farmi capire a stento. ≪In una casa di cura; vi siete sentita molto male... prendete le pillole.≫ ≪No, non le voglio! Fatemi parlare con un medico!≫ Alle mie parole, la donna si girò indispettita e si allontanò rapidamente. Di lì a poco sentii nuovamente il cicalino che ormai cominciava a entrarmi nella testa come fosse uno strumento di tortura. Un uomo anziano, dalla corporatura esile e con buffi occhialetti tondi, era alla porta; di fianco a lui, uno degli energumeni che giorni prima mi avevano tolto la libertà, lo sovrastava. Il primo dei due entrò nella stanza fermandosi al centro di essa, mentre l'altro sbarrava l'uscita con il suo corpo. ≪Sono il dottor Rizzo Alceste... signora Velasca, seguirò il suo stato di salute durante la sua degenza in questa struttura.≫≪Dove mi trovo? Perché mi avete rinchiusa qui?≫ ≪E' stato necessario. Se vuole rivedere sua figlia e tornare ad accudirla, dovrà seguire una terapia per recuperare un adeguato equilibrio mentale; episodi come quello della stazione, non dovranno più verificarsi.≫ ≪Quali episodi? cosa state dicendo? Sono stata ingannata, mi avete imprigionata, mi avete portato via la mia unica ragione di vita≫, urlai disperata. Mentre il dottore cercava di tranquillizzarmi, l'infermiere si avvicinò lentamente a me immobilizzandomi il braccio e mi iniettò una soluzione in vena. Non ebbi neanche il tempo di porre altre domande. Mi addormentai immediatamente.... Nei giorni che seguirono, mi resi conto di avere solo rari momenti di parziale lucidità prima che mi venissero somministrati altri farmaci in vena. A ogni risveglio la mia mente era sempre più confusa. Ricordavo sempre meno gli ultimi episodi prima del ricovero. Solo un nome era indelebile nei miei pensieri: Rosalia.